Incontro con il fotografo PierPaolo Mittica

E’ stato un bel giorno, uno di quei giorni in cui sono orgogliosa di essere un’insegnante perché mi sembra che tutto abbia un senso, che il nostro lavoro abbia in qualche modo quella valenza etica in cui tanto credo, che si faccia qualcosa di importante che lascerà un segno e magari tra dieci anni i ragazzi si ricorderanno e magari qualcuno diventerà fotografo, giornalista, politico e contribuirà a migliorare questo nostro mondo. Questi momenti, attimi perfetti, sono rari ma sono come un mix energetico iper-proteico che ricarica l’anima e permette di sopportare la fatica e i fallimenti quotidiani.

Ieri, per il nostro Project Based Learning sugli Human Rights c’è stato l’incontro con il fotografo PierPaolo Mittica che ci ha parlato in modo intimo, diretto, professionale e sincero, raccontando e raccontandosi nei suoi viaggi, nei suoi scatti in bianco e nero e a colori, mostrando le foto delle sue collezioni, perché dietro ad ogni foto c’è una storia da raccontare. E’ questo che fa il fotogiornalista. Coglie l’attimo per veicolare un messaggio. Ha ricordato ai ragazzi quanto sia importante l’etica nel foto-giornalismo perché bisogna rispettare la verità dello scatto senza mai “mettere in scena” – la messa in scena non deve esistere altrimenti è fiction – o “inventare le didascalie.” Perché nel FOTOGIORNALISMO quello che conta è il MESSAGGIO da veicolare. Ecco che il fotoreporter diventa un  messaggero per cambiare le cose e aiutare le persone.

IMG_2125

Mentre Mittica parlava, scorrevano le immagini delle zone devastate: a MAYAK il cui “incidente nucleare dimenticato” nel 1957 ha contaminato 29 volte più di Chernobyl. Il 70/% della popolazione moriva di leucemia, ma nessuno ne ha mai parlato. O  a  KARABASH, zona di disastro ecologico, la cui fonderia di rame dal 1800 continuava a esistere e fare lavorare esseri umani senza filtri. O MAGNITOGORSK la “città d’acciaio” la cui acciaieria senza filtri con 64.000 dipendenti continua a scaricare rifiuti tossici. O FUKUSHIMA, “no-Go-Zone” e la sua zona contaminata di “esclusione” dove è potuto entrare illegalmente, aiutato dagli  animalisti. Certe immagini, di gente che ha perso tutto e non può tornare nei luoghi dell’infanzia o dei ricordi erano davvero commoventi. Si è parlato di “manodopera a perdere” esempi quotidiani di violazioni della  sicurezza della salute, di gente consapevole  di rischiare la vita per bisogno di lavorare.  Esistono anche i “liquidatori”: non sono personaggi di film di fantascienza cone Robocop ma uomini che abbattono villaggi contaminati e li seppelliscono. Lavorano senza protezione. L’ennesima violazione del diritto al lavoro sicuro.

Ha colpito molto i ragazzi  il suo sottolineare che il rapporto intimo con le persone del luogo e’ fondamentale per raccontare la storia. Il fotografo diventa invisibile per poter ricreare la situazione e riprenderla al naturale. E’ quello che ha definito il ritratto ambientato, per raccontare la storia e ritrarne l’essenza. Come la foto del calendario fermo al giorno dello Tzunami. Quella foto era stata pensata prima di partire e poi cercata nelle case. Come il poeta cerca le parole giuste, il fotografo ricerca l’immagine che aveva in mente. O la foto del paesino dove di notte si accendono i lampioni. Non c’è mai lo scatto a caso ma è sempre pensato prima. Ecco la foto dell’aula allora quando c’era vita e adesso, congelata dalla distruzione. È una fotografia costruita ma non altera il messaggio. 

Quali sono i segreti per la resa fotografica? 1) il DOCUMENTO; 2) l’ESTETICA ; 3) L’EMOZIONE per raggiungere chi guarda la foto. Certe emozioni sono così forti che a volte impediscono anche al professionista, non esente dall’emotività, di fotografare la bambina in trattamento chemioterapia che, priva di speranza disse ” ma dove sono i prato verdi?”. Solo la fortissima motivazione protegge il fotografo, che ha comunque dimostrato grande sensibilità e umanità anche nello sfidare i pericoli del mestiere.

Ecco, concludo con l’ultimo messaggio che spero sia passato. Ogni nostra azione ha ripercussioni nel terzo mondo. Ogni nostra scelta determina ripercussioni lontano. E’ fondamentale dare l’informazione corretta. La PIGRIZIA ALIMENTA L’IGNORANZA. Sono molti altri gli appunti che ho presso e spero anche i ragazzi, che hanno ascoltato e fatto domande. Grazie PierPaolo, ti seguiremo nelle tue prossime avventure e mostre. Nel nostro piccolo, che è così importante, ci apprestiamo a fare la campagna per informare altri teenagers delle violazioni dei diritti umani nell mondo perché certe aberrazioni non si perpetrino nel tempo. Forse qualche cinico, purtroppo ormai presente anche tra i ragazzi, dirà che è tutto inutile, che poco serve, ma noi andiamo avanti perché sono i visionari e gli artisti “vedono oltre con il cuore” e che hanno spesso cambiato il mondo.

“Grazie per il lavoro di informazione e educazione per le generazioni presenti e future. Con grande stima e amicizia”

IMG_2134 IMG_2132

Laura the prof felice di vederci tutti sorridenti 🙂 I commenti di emozioni e pensieri sono sempre più che benvenuti!

PS Trattandosi di incontro con fotografo mi scuso per la pessima qualità di foto e video che ho eseguito con l’iPad in condizioni di scarsa luce 😉

2 thoughts on “Incontro con il fotografo PierPaolo Mittica

  1. Grandiosa esperienza. Grandiosa opportunità offerta ai tuoi allievi.
    Grazie per il post. Di grande effetto/impatto.
    Well done. Congratulations.

  2. Che bella esperienza per i ragazzi! E’ proprio vero: non tutti hanno il coraggio di guardare… con o senza tele-obiettivo! Ma sono proprio quei pochi che non desistono a fare la differenza!
    Complimenti vivissimi!

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.